Malattia coronarica
La malattia coronarica o cardiopatia coronarica fa parte delle malattie più frequenti della medicina cardiovascolare. Il termine indica la stenosi (restringimento) o addirittura l’occlusione delle arterie coronarie, che è in grado di ridurre o interrompere completamente l’apporto di sangue al cuore. Le conseguenze possono essere l’angina pectoris, l’infarto cardiaco o addirittura l’arresto cardiocircolatorio.
Che cos’è una malattia coronarica?
Se i vasi coronarici sono estremamente ristretti o addirittura occlusi, si parla di cardiopatia coronarica (CC). La stenosi (restringimento) è per lo più riconducibile ad arteriosclerosi, un processo patologico dei vasi sanguigni che si sviluppa negli anni.
In caso di malattia coronarica il cuore non riceve più sangue a sufficienza, per cui vengono a mancare ossigeno e sostanze nutritive al suo muscolo. I disturbi si manifestano con diversa gravità in funzione dell’entità della stenosi. Nella maggior parte dei casi si tratta di angina pectoris stabile, che si manifesta con dolori, bruciore o senso di costrizione retrosternale in caso di sforzo. Se rimane occlusa per lungo tempo un’arteria coronaria, si sviluppa un infarto cardiaco o, più raramente, addirittura un arresto cardiocircolatorio. Fra le possibili conseguenze della malattia coronarica cono comprese anche le aritmie cardiache e l'insufficienza cardiaca.
«Perché è capitato a me e non a qualcuno con fattori di rischio maggiori?»
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«Non io», pensano alcune persone, prima di essere sorprese da un infarto. Infatti, i rischi per la salute a volte non vengono riconosciuti o vengono sottovalutati. Inoltre, ci possono essere importanti fattori familiari, come nel caso della 62enne Nicole Ducommun, a cui un infarto improvviso ha scombussolato parecchio la vita.
Saperne di piùCose da sapere sulla malattia coronarica
Tra le malattie cardiovascolari, la malattia coronarica è una delle cause più comuni di morte e ricoveri in ospedale.
La malattia coronarica è per lo più una conseguenza dell’invecchiamento e, spesso, di una predisposizione familiare. Anche il nostro stile di vita contribuisce però ad accelerarne lo sviluppo e a scatenarla: il fumo, l’alimentazione sbilanciata, la carenza di attività fisica, il sovrappeso, le iperlipidemie, il diabete, l’ipertensione arteriosa e lo stress ne aumentano di molto il rischio.
Se il medico sospetta che i disturbi siano attribuibili a una cardiopatia coronarica, si rendono necessari ulteriori accertamenti. L’obiettivo degli esami è quello di stabilire se siano presenti disturbi della circolazione sanguigna, quanto siano estesi e quale sia la porzione di muscolo cardiaco interessata. Si distinguono i due diversi approcci diagnostici seguenti.
Esami non invasivi: si tratta di metodi in cui non si penetra nel corpo. Comprendono l’elettrocardiogramma (ECG), l'ecocardiografia, la scintigrafia miocardica da perfusione (SPM), la tomografia a risonanza magnetica (TRM) del cuore e la tomografia computerizzata (TC) del cuore.
Esami invasivi: sono metodi che comportano la penetrazione nel corpo, come per esempio l’angiografia coronarica. Questi esami rendono per lo più necessaria una breve degenza ospedaliera.
Oltre al trattamento medico, la cardiopatia coronarica cronica, ossia l’angina pectoris stabile, richiede anche la collaborazione del paziente.
Cambiamenti nello stile di vita: è il paziente stesso a porre le basi per un decorso ottimale della malattia. I migliori e più efficaci medicamenti e interventi chirurgici non conseguiranno alcun buon risultato a lungo termine, se non si eliminano o non si trattano i fattori di rischio. I comportamenti che contribuiscono a una vita sana comprendono: smettere di fumare, alimentarsi in modo equilibrato, evitare il sovrappeso, praticare sufficiente attività fisica ed eliminare lo stress cronico.
Trattamento farmacologico: i medicamenti aiutano ad attenuare i disturbi della cardiopatia coronarica, migliorare la gittata cardiaca e prevenire l’infarto cardiaco. I fattori di rischio costituiti da ipertensione arteriosa, iperlipidemia e livelli di glicemia elevati vanno tenuti sotto controllo ed eventualmente trattati farmacologicamente.
Interventi chirurgici: l’eventuale necessità di un intervento chirurgico dipende soprattutto dal grado di gravità del deficit circolatorio. L’intervento maggiormente praticato in cardiochirurgia è l'angioplastica coronarica (dilatazione con palloncino). Con questa tecnica si dilata l’arteria coronaria stenotica mediante un palloncino posto all’estremità di un catetere cardiaco, dopodiché in genere si inserisce uno stent. Un’ulteriore intervento è l’operazione di by-pass.
In caso di occlusione parziale o totale di un’arteria coronaria si verifica un grave deficit circolatorio del muscolo cardiaco. Si parla quindi di sindrome coronarica acuta. Si tratta di un'angina pectoris instabile (attacchi di dolore frequenti, prolungati e intensi), quando il vaso sanguigno non è completamente chiuso, oppure di infarto cardiaco, se l’arteria è completamente occlusa, causando la morte delle cellule muscolari cardiache.
I sintomi sono dolore o sensazione di forte pressione al torace, senso di costrizione o bruciore retrosternale. Occasionalmente il dolore si irradia a collo, braccia, spalle o addome. Ulteriori sintomi sono le difficoltà respiratorie, la nausea, le vertigini, la sudorazione e la paura di morire. I dolori non migliorano né a riposo, né dopo diverse dosi di nitroderivati e, inoltre, si protraggono per più di 15 minuti.
In caso di emergenza occorre reagire subito, allertando il numero di emergenza 144.
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