Gli infarti cardiaci sono diversi per le donne
Per molto tempo l’infarto è stato considerato una malattia maschile. Ora sappiamo che è ancora più pericoloso per le donne, le quali, inoltre, subiscono, più spesso degli uomini, un infarto in cui le arterie coronarie non sono ostruite come di consueto.
Due anni fa, Sybille Widmer ha accusato forti dolori al braccio sinistro e alla schiena. Il medico di famiglia sospettava che avesse un problema alle vertebre del collo e le sono stati prescritti degli antidolorifici. Per molto tempo nessuno ha pensato che la 43enne turgoviese potesse avere un infarto. Sono trascorse sei preziose ore prima che la diagnosi fosse formulata e fosse eseguita l’operazione
Lo sfortunato ritardo non è probabilmente una coincidenza, dato che, in media, gli infarti cardiaci vengono trattati più tardi nelle donne che negli uomini. «Molte donne non si rendono conto che potrebbero avere un infarto», afferma la Prof.ssa Barbara Stähli, cardiologa dell’ospedale universitario di Zurigo. Da un lato, esiste ancora il luogo comune secondo cui l’infarto colpisce soprattutto gli uomini. D’altra parte, i sintomi acuti nelle donne sono spesso meno chiari: mentre gli uomini di solito avvertono un dolore acuto a petto e braccio sinistro, le donne possono percepire solo un dolore all’addome superiore associato a nausea o vomito, mal di schiena, affanno, sudorazione o un’intensa spossatezza fisica. «Se una donna presenta questi sintomi e non li ha mai avuti prima, dovrebbe anche pensare a un infarto cardiaco», afferma la cardiologa Barbara Stähli.
Ritardi nel trattamento, maggiori complicanze
Una frequente reazione errata è quella di sdraiarsi e aspettare che i sintomi migliorino. Anche gli specialisti non sono immediatamente allarmati da questi sintomi. Questo è uno dei motivi per cui le donne muoiono più spesso di infarto cardiaco, anche se ne subiscono uno meno frequentemente degli uomini. Inoltre, le donne vengono colpite da infarto in media dieci anni dopo gli uomini e, a causa dell’età avanzata, hanno maggiori probabilità di soffrire di altre malattie. Oltre all’età avanzata e ai ritardi nel trattamento, un’ulteriore motivo, che spiega i risultati più scarsi nelle donne, è il fatto che non sono state condotte sufficienti ricerche sulle malattie femminili. La struttura del corpo e il suo funzionamento hanno alcune differenze nelle donne, per esempio vasi sanguigni più piccoli. Ciò comporta, tra l’altro, un maggior numero di emorragie e complicanze nell’accesso alle coronarie. Anche per le donne, quindi, l’infarto è molto pericoloso.
Infarto cardiaco senza restringimento
Negli ultimi anni è diventato sempre più chiaro che, soprattutto le donne, subiscono più spesso un infarto con arterie coronariche non ostruite, il cosiddetto MINOCA (Myocardial Infarction with Non-Obstructive Coronary Arteries). Questo tipo di infarto non può essere trattato con uno stent o un intervento di bypass come avviene di solito. Circa il 10% degli infarti cardiaci acuti non mostra alcun rilevante restringimento arteriosclerotico nel laboratorio di cateterismo. «Questo significa che dobbiamo continuare a cercare la causa dopo il cateterismo cardiaco», spiega Barbara Stähli. Una possibilità è la sindrome di Takotsubo. Il disturbo circolatorio cardiaco può anche essere causata da spasmi dei vasi coronarici o disturbi circolatori nelle piccole arterie. Un altro pericolo per il cuore è la dissezione. Si tratta di una lacerazione dello strato più interno della parete del vaso. La lacerazione permette al sangue di entrare nella parete del vaso, aumentando lo spessore della parete del vaso e riducendo quindi il diametro interno dell’arteria coronaria. La dissezione delle coronarie è un evento molto pericoloso che tende a colpire le donne più giovani. Non è ancora chiaro perché questi eventi si verificano più frequentemente nelle donne e come possano essere trattati in modo ottimale.
Considerare l’inclusione di più donne nella ricerca
Sono gli ormoni femminili, le reazioni infiammatorie, lo stress neuronale? Per molte malattie cardiovascolari non si sa ancora perché si sviluppino in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini e se è necessario un trattamento specifico per le donne. «Il 70–80% dei partecipanti agli studi clinici è ancora di sesso maschile», afferma la Prof.ssa Barbara Stähli. «I risultati si applicano quindi anche alle donne, anche se non sappiamo quanto ciò sia vero». Pertanto, le peculiarità del cuore femminile devono essere tenute maggiormente in considerazione non solo nella diagnosi e nel trattamento, ma anche nella ricerca, afferma la cardiologa.