Ritrovare la fiducia nel corpo

Fino a che punto posso fidarmi di me stesso? Quanto sforzo fisico fa bene al mio cuore? Un infarto cardiaco genera confusione in molti pazienti. Ecco perché i cardiopatici hanno bisogno di ritrovare la fiducia nel loro corpo e nelle loro capacità. Due esperti spiegano come ottenere tutto ciò.

Aggiornato il 30 gennaio 2024
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Ogni infarto provoca un danno al muscolo car­diaco a causa di un disturbo circolatorio delle arterie coronarie. Ma non tutti gli infarti sono uguali. Spesso lo si dimentica. Molti malati sono trattati precocemente a causa di una sensazione di pressione al torace. Altri devono essere rianimati e strappati alla morte cardiaca improvvisa.

Ad alcuni viene semplice­mente impiantato uno stent, mentre altri subiscono un complesso intervento di bypass. Qualcuno in seguito ri­acquista piene capacità, mentre in altri casi viene persa una grossa porzione del muscolo cardiaco. E infine ci sono pazienti che dopo stanno bene e altri che hanno difficoltà a ritrovare la fiducia nel loro corpo. Ecco per­ché è importante essere correttamente presi in carico dopo l'evento.

Tre ricette per un successo futuro
La vita dopo un infarto idealmente inizia con una buona riabilitazione cardiaca. «È fondamentale che il paziente capisca perché si è verificato l'infarto», dice il Prof. Jean­Paul Schmid, primario di cardiologia alla Clinica di riabilitazione di Barmelweid, «e che si possano modifi­care i modelli di comportamento per influenzare posi­tivamente la salute cardiaca.» Se ciò riesce, l'obiettivo principale della riabilitazione è raggiunto.

Secondo Sch­mid, le tre domande che seguono determineranno il successo futuro in termini di salute cardiaca: Prenderò regolarmente i miei medicamenti? Seguirò una dieta salutare? Riuscirò a fare abbastanza esercizio fisico? Quest'ultimo punto è particolarmente importante e non è solo un mantra. «Un corpo che non viene usato con regolarità, si deteriora lentamente», dice Schmid.

Du­rante la riabilitazione, quindi, il primo passo è quello di valutare quanto gravemente il cuore è stato danneggia­to. Su questa valutazione si costruisce un programma individualizzato, aumentando lentamente il rendimen­to. Nell'allenamento di gruppo sotto supervisione, i pa­zienti sperimentano che non succede nulla al cuore quando è sotto sforzo, che non c'è affanno, nessun di­sturbo del ritmo, nessun dolore. «Molti pensano di dover restare a riposo e sottovalutano ciò che il cuore può fare anche dopo un infarto», dice Schmid.

Una vita in movimento ha tre grandi vantaggi: in primo luogo, si rimane in forma per molto tempo e si possono così contrastare gli effetti negativi dell'invecchiamento. In secondo luogo, l'esercizio fisico regolare fa bene al tuo benessere mentale, che a sua volta ti aiuta ad affrontare le difficoltà che la vita comporta. In terzo luogo, l'eserci­zio ha un'influenza positiva sui fattori di rischio cardio­vascolari e ha un effetto antinfiammatorio. Ciò significa che si attenuano i processi infiammatori che sono responsabili dei danni acuti ai vasi e fattori scatenanti di un infarto. Questo protegge il cuore anche in futuro.

Ritrovare la strada verso la vita
La cardiologia oggi ottiene risultati eccellenti dopo un infarto. Ma questo è solo un lato della medaglia. «Per il decorso successivo della malattia è importante che il cardiopatico riesca a venire a patti con l'evento, spesso traumatico, in modo produttivo e riprenda gradual­mente in mano la propria vita», dice il cardiologo ber­nese Dr. Peter Gnehm. Il semplice fatto di dover pren­dere fino a cinque medicamenti ogni mattina ti ricorda la tua storia cardiaca e ti trasmette una sensazione di malattia.

Perché la nuova routine quotidiana abbia successo, anche secondo lui la riabilitazione cardiaca è fondamentale. In seguito, è importante essere seguiti a lungo termine dai medici. Durante le visite di controllo periodiche, per lui sono indicatori preziosi, per esempio, la pressione arteriosa, i livelli di colesterolo o l'ECG sotto sforzo. Ma altrettanto importanti sono i colloqui e l'incoraggiamento. I pazienti, soprattutto quando sono ansiosi, hanno bisogno di ritrovare la fiducia nel loro corpo.

Uno strumento utile per ristabilire questa fiducia è il test del tapis roulant. Il Dr. Gnehm fa correre i pazienti fino all'esaurimento. In questo modo dovreb­bero rendersi conto che possono esaurirsi completa­mente senza che accada nulla. «Il mio lavoro consiste nel valutare le capacità dei pazienti e incoraggiarli che vale la pena avere uno stile di vita attivo», dice Gnehm.

Forse una nuova alba
Aumentare paura e senso di colpa o la pressione è il metodo sbagliato, spiega il cardiologo, che a volte si chiede se sia utile spaventare i pazienti come fanno alcuni suoi colleghi medici. Anche per altri obiettivi, come la per dita di peso o lo smettere di fumare, è impor­tante sottolineare i piccoli progressi invece di accen­tuare gli aspetti negativi. Non tutti i malati hanno successo nella vita dopo un infarto cardiaco. Progetti di vita falliti, biografie difficili, mancanza di ambiente sociale o depressione preesistente rendono più difficile il decorso della malattia.

Tuttavia, il cardiologo ha noti­zie positive: una buona assistenza aiuta la maggior par­te delle vittime di infarto a ritrovare la strada. All'inizio, ognuno lotta con l'infarto che ha vissuto, ma Peter Gnehm è davvero felice quando vede che dopo tre mesi di riabilitazione o dopo il primo controllo annuale, qual­cuno è pienamente reintegrato nella sua famiglia e nel suo lavoro e forse ha anche fatto nuove amicizie dura­ture in un Gruppo del cuore.