«Hanno fatto un ottimo lavoro»

La notte di Capodanno del 2020, Jacques Fuhrer collassa dopo che il suo cuore ha improvvisamente smesso di battere. Non saprà mai, esattamente, ciò che accadde in quelle ore e in quei giorni. Ma oggi sa di essere stato estremamente fortunato.

Aggiornato il 30 gennaio 2024
Fuhrer 85 web

La maggior parte delle persone ricorda il momento dell’infarto o dell’ictus. Per Jacques Fuhrer è esattamente il contrario. Tutto ciò che racconta sul suo evento non l’ha vissuto in prima persona. Sa solo quello che gli hanno detto gli altri, i medici, i familiari e gli amici, sua moglie Hemma. Dieci giorni della sua vita sono andati persi per sempre.

Prima di essere ricoverato in ospedale aveva trascorso le ultime ore con Hemma. Era il Capodanno 2020, durante la seconda ondata della pandemia di Covid-19: i ristoranti e i bar di Berna erano di nuovo chiusi. «Abbiamo riempito un thermos e siamo andati alla Münsterplattform verso le 23», racconta oggi il 53enne. Non ricorda neanche questo, l’ultimo giorno dell’anno è stato cancellato dalla sua memoria. Lui ed Hemma erano seduti insieme su una panchina e a un certo punto lui le disse che non si sentiva bene. Dieci secondi dopo aveva perso conoscenza e non respirava più. Lei ha capito subito cosa stava succedendo e ha iniziato la rianimazione. Nello stesso tempo, ha chiamato i soccorsi e ha allertato i servizi di emergenza. «Mia moglie ha lavorato a lungo nel reparto di terapia intensiva cardiaca come infermiera, non si può essere più fortunati in una situazione del genere», racconta Jacques Fuhrer ricordando il passato.

Nonostante gli sforzi professionali, il cuore è rimasto fermo per molto tempo. Dopo tre quarti d’ora di rianimazione, la situazione diventa critica per l’organismo e soprattutto per il cervello, tanto che i tecnici del pronto soccorso solitamente tendono a sospendere le manovre. Jacques Fuhrer è stato ancora una volta estremamente fortunato: il suo cuore ha ripreso a battere dopo 53 minuti. La sua vita è continuata, anche se nel reparto di terapia intensiva dell’Inselspital di Berna. È rimasto in coma per dieci giorni. Quando in seguito ha letto i referti dell’ospedale, si è reso conto di essere sopravvissuto per un soffio. I reni stavano cedendo, i polmoni erano stati danneggiati dalle misure di rianimazione, la ventilazione artificiale era poco efficiente ed è stato necessario operare le numerose costole rotte, perché erano molto dolorose. «Per i medici è stato come camminare sulla lama di un rasoio: ogni passo falso poteva significare la fine» dice Jacques Fuhrer, «e hanno fatto un ottimo lavoro.»

La causa è stata un infarto cardiaco causato dalla dissezione della RIVA, ramo interventricolare anteriore della coronaria sinistra. Si tratta di un evento piuttosto raro in cui lo strato interno del vaso si rompe e si riempie di sangue. Questo riduce il flusso di sangue attraverso il vaso, e può causare un infarto cardiaco e infine il temuto arresto cardiocircolatorio. Non è chiaro il motivo per cui si verifica una dissezione, a differenza di un infarto tradizionale, causato da un restringimento arteriosclerotico. Inoltre, Jacques Fuhrer era sportivo e in buona salute prima dell’evento. Non aveva fattori di rischio, tranne – e ora comincia a spiegarselo – lo stress sul lavoro. Dirigeva un reparto con circa 60 dipendenti e all’epoca era molto sotto pressione. Non si sa se questo abbia influito sull’evento, ma l’evento ha avuto un impatto sul suo lavoro. «Mi è diventato chiaro che la mia vita un giorno finirà.», dice Jacques Fuhrer, «da allora mi sono chiesto come poterla trascorrere in modo più significativo». L’anno scorso ha lasciato l’azienda in cui aveva lavorato per 21 anni.

«Il peggio è alle spalle, d’ora in poi andrà solo meglio.»


La preoccupazione maggiore di Jacques Fuhrer era che il cervello fosse stato danneggiato dalla lunga rianimazione. Ma esami accurati, fortunatamente, non hanno rivelato conseguenze. Ben presto si è sentito in salute e si è rimesso in piedi rapidamente. «Il peggio», dice, «comunque è alle spalle, d’ora in poi andrà solo meglio». È una persona fondamentalmente ottimista. Per sua moglie Hemma, che ha vissuto tutto in prima persona, il periodo successivo all’evento è stato più difficile che per lui. All’inizio tendeva a volerlo rallentare e aveva bisogno di tempo per riacquistare fiducia. Entrambi erano preoccupati dal fatto che potesse accadere di nuovo. Il cardiologo li rassicurò. Il rischio di una dissezione è talmente basso che si verifica solo una volta nella vita.

Dissezione: rara e spesso pericolosa

La dissezione avviene quando la parete interna di un’arteria si lacera e si verifica un’emorragia tra le pareti. Questo provoca un ematoma che ostruisce parzialmente o completamente l’arteria. Può essere colpita qualsiasi arteria dell’organismo. Nel caso delle arterie coronarie, ciò causa un infarto cardiaco. La cosiddetta dissezione coronarica è rara. È causata da una debolezza, per lo più invisibile, del tessuto della parete, congenita o acquisita attraverso un’infezione. Il fattore scatenante più comune è lo stress psicologico o fisico. L’assistenza medica di questi pazienti è molto impegnativa.

Con una donazione alla Fondazione Svizzera di Cardiologia, date speranza a persone come Jacques Fuhrer. Ci aiuti ad aiutare!
La Sua donazione salva delle vite
Donare ora
Spende hoffnung schenken herbst23