20 minuti in arresto cardiaco

Tre anni fa il cuore di Markus Willi si è fermato per 20 minuti. Dopo aver assistito a un concerto, ha avuto un arresto cardiaco alla stazione di Oerlikon e si è trovato in grave pericolo. Non era la prima volta: otto anni prima, aveva coraggiosamente lottato per tornare alla vita dopo un grave ictus cerebrale.

Aggiornato il 30 gennaio 2024
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Markus Willi ha scritto a sua moglie Monika che lui e la loro figlia maggiore Elena avreb­bero presto preso il treno per tornare a casa. Era una gelida notte di gennaio del 2018. Euforici dopo il concerto dei Jamiroquai all'Hallenstadion di Zurigo, erano entrambi in attesa su un binario della stazione di Oerlikon. Poi è diventato sempre più buio, come se venisse abbassato il dimmer di una lampada. Aveva pensato: perché spengono le luci nella stazione? Da quel momento in poi non ricorda più nulla.

Nel frattempo, si svolgevano scene drammatiche. Markus Willi si era accasciato e il suo cuore fermato. Un medico che si trovava accanto a lui ha allertato il nume­ro di emergenza 144 e ha iniziato immediatamente la rianimazione. Due minuti dopo, ancora prima dell'arrivo dei paramedici, sono arrivati quattro agenti della polizia di Zurigo. Insieme a un'infermiera che era anche lei al concerto, si sono occupati del massaggio cardiaco. Hanno dovuto schermarlo con dei teli perché molte delle persone presenti hanno iniziato a filmare e scatta­re foto con il cellulare.

È stato usato un defibrillatore esterno, un dispositivo che può far riprendere il battito cardiaco con una scarica elettrica. Per venti minuti, i poliziotti gli hanno compresso il torace, rompendo diverse costole di Markus Willi. Con la seconda scossa elettrica, il cuore ha ripreso a pompare. L'ambulanza lo ha portato all'ospedale universitario di Zurigo, dove sono stati inseriti diversi stent. Le tre arterie coronarie erano ostruite e la mancanza di flusso sanguigno aveva causato un'aritmia cardiaca potenzialmente fatale, che aveva provocato il temuto arresto cardiaco.

Non era un'influenza estiva
Quella notte sua moglie ha ricevuto una telefonata dal­la polizia e dal medico d'urgenza. Non era la prima volta che temeva di non rivedere suo marito. Una sera di ago­sto, otto anni e mezzo prima, Markus Willi aveva 49 anni, lei lo aveva accompagnato in ambulanza all'ospe­dale cantonale di Aarau. «Allora, forse eravamo ingenui, ma sospettavamo che si trattasse di un'influenza esti­va», racconta Monika Willi. Quando il medico del pronto soccorso le ha detto che si trattava di un grave ictus e che lui avrebbe potuto non sopravvivere nei tre giorni successivi, lei ha risposto sotto shock: «Non mi sta bene per niente, abbiamo due figli piccoli a casa!»

Tutto era iniziato la mattina, durante una riunione sul lavoro. La voce di Markus Willi era improvvisamente diventata gracchiante. Si sentiva sempre meno bene, aveva mal di testa, sudava e gli girava la testa. Così si è congedato per tornare a casa a dormire e riprendersi più rapidamente. Alla sera, sua figlia Céline, allora undicen­ne, lo aveva trovato sul pavimento della camera da letto: non riusciva né a muoversi né a parlare e aveva vomi­tato. «Ero sportivo, sano e giovane. Nemmeno allora pensavamo a un ictus», dice Markus Willi.

Con il senno di poi, avrebbero potuto reagire in modo diverso ed evitare molta sofferenza. Markus Willi è sopravvissuto con gravi sequele. Le terapie sono iniziate quando era ancora nella Stroke Unit dell'ospedale cantonale di Aarau; tra le altre cose, ha dovuto reimpa­rare a deglutire. Una logopedista lo ha addestrato con acqua e budino al cioccolato. All'inizio, erano solo poche gocce che gli scivolavano con successo in gola.

Più tardi, nel centro di riabilitazione di Rheinfelden, aveva gra­dualmente recuperato ciò che aveva perso. Ed era molto: vedeva molto male perché aveva perso la coordinazione degli occhi. Non parlava bene perché le corde vocali erano parzialmente paralizzate. Gli mancava l'equili­brio. Non poteva controllare il suo corpo, non poteva al­zarsi o camminare e ha passato le prime settimane sulla sedia a rotelle. «Mi è certamente scesa qualche lacrima all'inizio, ma sono una persona ottimista e volevo rico­struire gradualmente le mie capacità», dice. Si è posto dei piccoli obiettivi che non ha mai perso di vista. Una grande svolta è arrivata quando un fisioterapista gli ha portato le scarpe da ginnastica e gli ha detto: «Allora, signor Willi, ora si metta queste e faccia una corsetta». Le ha indossate, si è alzato dalla sedia a rotelle, ha ini­ziato a correre e ha effettivamente corso per 50 metri. Il momento fu così commovente che ancora oggi è sopraf­fatto dall'emozione quando ne parla.

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«Non mi guardo indietro, né piango per cose che non sono più possibili», dice Markus Willi.

Dov'è il suo angelo custode?
Tutto è andato molto lentamente, un totale di più di 900 sedute di fisioterapia distribuite in un anno. Oggi, dopo tutte le difficoltà, Markus Willi conduce una vita che lui stesso descrive come molto buona. Naturalmente, non tutto è come prima. Ovviamente ha dovuto su­perare numerosi conflitti difficili, sia sul lavoro che nella vita privata. Ma una cosa lo ha salvato in tutti i momenti difficili. «Non mi guardo indietro, né piango per cose che non sono più possibili. Il mio sguardo è sempre avanti», dice. Era un appas­sionato pilota di alianti. Oggi que­sto non è più possibile. Invece, sono arrivate molte cose nuove. Tra le altre, ha imparato a suonare lo Schwyzerörgeli, la fisarmonica sviz­zera. Lo ha aiutato anche un pizzico di umorismo. A un certo punto, Monika e Markus hanno comin­ciato a ridere dei contrattempi e delle difficoltà. Per esempio, dopo la terapia occupazio­nale, quando nella lavastoviglie di casa c'erano di nuovo sei tazze rotte.

Un ictus, un arresto cardiaco, entrambi erano impen­sabili per Markus Willi. Ha superato entrambi con molto ottimismo e perseveranza, ma anche con un grande aiu­to dalla sua famiglia e dall'esterno. Una volta all'anno Markus e Monika Willi festeggiano i coraggiosi soccorri­tori di Zurigo e li invitano a cena a casa loro. Ne manca solo uno, il vero angelo custode. Il medico sconosciuto, che aveva iniziato immediatamente il massaggio cardiaco, nella confusione degli eventi era scomparso. In seguito Markus Willi non è più riuscito a rintracciarlo. Vorrebbe comunque ringraziarlo.